Cervelli in circolo
Ho finito di leggere il nuovo libro di Annalee Saxenian, The New Argonauts, che racconta di come alcuni imprenditori israeliani, cinesi e indiani emigrati nella Silicon Valley siano tornati a lavorare nei paesi di origine - dalla fuga di cervelli alla loro circolazione - e abbiano dato un contributo davvero determinante al decollo delle loro industrie IT, che oggi sono all'avanguardia nel mondo. Come al solito, Saxenian fonda le sue argomentazioni su una ricca messe di storie, storie di singoli individui e singole imprese, il che rende la lettura molto godibile. La mia storia preferita del libro è probabilmente il racconto delle politiche governative per lo sviluppo dell'hi-tech a Taiwan, dove a un certo punto viene costituito un comitato consultivo di altissimo livello di dodici persone, tutte reclutate negli USA (anche se molte di origine taiwanese), che si mettono a fare una battaglia per uno sviluppo basato sull'imprenditoria diffusa e la specializzazione produttiva anziché sulla grande conglomerata "campione nazionale", alla giapponese o coreana: queste persone vengono soprannominate "i monaci stranieri", che nella cultura cinese ha una connotazione fortemente positiva.
La cosa abbastanza impressionante è come singole persone in posizioni chiave di ponte tra più mondi riescano veramente a fare la differenza. Il mio amico Tommaso Fabbri si chiede spesso: struttura o agenzia? E' il sistema o è la volontà a determinare il nostro futuro? A leggere questo libro, sembra che la volontà sia una risposta di gran lunga migliore, visto che quando Taiwan comincia a interessarsi di hi-tech (anni 60, mica baggianate) l'isola ha un PIL pro capite paragonabile a quello del Congo.
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