domenica 30 settembre 2007

The Hub al Bollenti Spiriti CreativeCamp di Bari

E' la prima volta, credo, che il presidente di una regione apre un barcamp; è la prima volta, credo, che le istituzioni regionali promuovono un barcamp (e lo fanno a tema creatività giovanile); era la prima volta che si teneva un barcamp in Puglia, e ci sono stati (nonostante i pochi giorni di preparativi) 250 iscritti sul wiki e oltre 40 interventi. Sulla creatività giovanile in Puglia qualcosa si muove, il fermento è avvertibile e il successo inaspettato di questo barcamp lo testimonia.

Io arrivo in ritardo (e senza valigia) a causa di un'Alitalia sempre più inaffidabile e mi trovo catapultato in un luogo stupendo, l'ex monastero di Santa Scolastica a Bari Vecchia, pieno di ragazzi che sia aggirano curiosi per le sale del camp (qui e qui le foto). Sono ospite di Municipale Balcanica e ARTI per Bollenti Spiriti, il programma regionale sulle politiche giovanili in Puglia. Ospite di istituzioni, quindi, nelle quali però i protagonisti sono ragazzi, tutti ventenni e trentenni, con una gran voglia di fare e di cambiare la propria regione, e la sensazione per la prima volta di poterlo fare davvero. Incontro e conosco così Annibale D'Elia, Nico Marziale, Massimo Avantaggiato... e i tanti altri che hanno organizzato in maniera impeccabile questo camp.

Dopo il mio intervento mi fermo a parlare con Nico dei Laboratori Bollenti Spiriti in Puglia: vecchi immobili dimessi, edifici scolastici in disuso, palazzi storici abbandonati, ex monasteri, mattatoi, mercati o caserme che diventeranno 138 laboratori per le diverse forme di espressione giovanile (sul sito ufficiale la mappa mashup). Parliamo in particolare di quello di Terlizzi, dove Municipale Balcanica ha coordinato un enorme processo di progettazione partecipata con tutti i soggetti locali che si occupano di giovani e creatività, per definire la proposta di gestione per l'ex mattatoio che sarà ristrutturato. A dicembre si sapranno i risultati del bando, poi, nel caso in cui la gestione sarà assegnata a loro, ha proposto che The Hub collabori alla definizione e realizzazione di iniziative che coinvolgano la rete territoriale e il pubblico nella gestione e frequentazione del nuovo centro culturale. Ne parlerà anche con Alberto al prossimo incontro di inizio ottobre in Basilicata.

La serata prosegue fra le decine di presentazioni e tutte le altre iniziative collegate nelle sale attigue dell'ex convento e lunghe le vie di Bari Vecchia per quella che è la seconda edizione de La notte dei ricercatori. Attorno all'una finisce il camp e vado con i ragazzi dell'organizzazione a fare un giro in centro e poi in birreria. Parliamo di ciò che ha funzionato e ciò che si può migliorare (la discussione continua sul blog ufficiale a più voci), di come abbiano partecipato al camp i giovani creativi e non la comunità informatica e opensource, del WaveCamp, di The Hub e Booster, di Visioni Urbane in Basilicata, del mio nuovo incarico per il DPS (che mi riporterà presto in Puglia), dei risultati che le istituzioni potrebbero avere se utilizzassero il loro ruolo e potere in modo corretto e utile... Mi fanno sentire come fossi uno di loro da sempre, eppure era la prima sera che li vedevo. Mi dicono che apprezzano le cose che facciamo, e che "loro sono lì, e magari in futuro ci sarà la possibilità di collaborare". Grazie, ragazzi, grazie davvero, spero di rivedervi presto.

E ora le slides del mio intervento:

Giuseppe Granieri e io

Insomma, quando si sta in tour si passano molte ore in furgone, ed è andata a finire che ne ho usate un po' per leggere alcune cose che mi stavano a cuore da un po' di tempo. Di The Long Tail ho riferito in un post precedente; gli altri libri che ho letto sono stati Wikinomics di Don Tapscott e Anthony Williams e La società digitale di Giuseppe Granieri. In estrema sintesi:

  • Wikinomics propone la tesi secondo cui la collaborazione di massa conferisce alle imprese che la sanno usare un vantaggio competitivo molto forte. La selezione naturale dei mercati farà sì che molta pressione competitiva si scaricherà nei prossimi anni su quelle imprese che rimangono arroccate nei confini aziendali. Il libro è ben documentato e ricco di esempi, ma non molto profondo: chi pratica un po' il web sociale non ci troverà novità sconvolgenti. Il libro è pensato per evangelizzare i managers ultracinquantenni USA, a cui consiglia di aprire una pagina su Myspace. Vabbè. Dal prodotto di una serie di ricerche costate complessivamente 9 milioni di dollari ci si poteva aspettare qualcosa di più.
  • Tutt'altro discorso va fatto per La società digitale. Qui non c'è l'irritante tendenza alla semplificazione di tanta letteratura business americana (Wikinomics inclusa, a mio parere): Giuseppe conosce bene la teoria e in più scrive benissimo (sono diventato un lettore abituale del suo blog). Ma se dovessi riassumere in dieci parole la tesi del suo libro non ne sarei capace. Sembra più un post glorificato che un contributo teorico (come invece è The Long Tail). Il succo del discorso è che internet è tata progettata in modo da avere una struttura aperta e acentrica; che questo permette di aggiungerci roba; che molta della roba che è stata aggiunta ha il senso di valorizzare la conoscenza organizzata e raccolta da singoli utenti e metterla a disposizione di tutti; che questo porta sempre di più verso applicazioni "sociali"; che queste hanno un profondo impatto sociale; che molte cose vanno ripensate; che lo scetticismo di fronte a questi cambiamenti non li può fermare; e che non bisogna pensare comunque che la digitalizzazione della società sia una panacea per il mondo, è semplicemente una cosa che c'è e che va affrontata. Tutte cose giuste, improntate al buonsenso, e solidamente argomentate, ma abbastanza note.
Risultato netto: ho chiuso Wikinomics senza rimpianti, sapendo che ne tratterrò essenzialmente gli esempi (geniale la roba su Geek Squad). Appena finito La società digitale, invece... ho iniziato a rileggerlo, per capire se c'è qualche messaggio tra le righe che non ho colto.
Il fatto è che ho incontrato Giuseppe un paio di volte, in relazione al progetto Visioni urbane a cui sto lavorando, e lui mi ha fatto una grande impressione attaccando frontalmente l'impostazione che ho dato al progetto. In sostanza, io mi sono mosso con un profilo molto basso, cercando di accreditare il progetto come un'interfaccia credibile tra istituzioni e mondo creativo lucano e aprendo una discussione di cui, onestamente, non sono in grado di garantire le conclusioni. Quindi io dico: ci impegneremo al massimo per una nuova politica della creatività in Basilicata, se avete tempo e voglia lavorateci con noi, ma sappiate che non siamo in grado di fare promesse. Giuseppe dice che il progetto è debole, che non governo la complessità, che ci sono troppe variabili che non controllo. Il che è vero, ma a me sembra veramente il meglio che si possa fare senza conoscere davvero il territorio e dovendo fare i conti con un livello politico molto autonomo; per cui non ci capiamo. Di fatto mi sono messo a leggere La società digitale nel tentativo di capire meglio il quadro teorico di Giuseppe. Ma nulla, di quello che ne ho capito, mi sembra supportare un approccio così ingegneristico all'eliminazione della complessità come operazione di progettazione! La ricerca continua.

sabato 22 settembre 2007

Trasparenza e collaborazione

Sono partito per il tour americano dei Fiamma Fumana con tre libri nello zaino (più un saggio di Tito Bianchi sull'hard drive). Il primo - che ho già finito - è l'ormai classico The Long Tail di Chris Anderson, che avevo sentito citare tante di quelle volte che mi sembrava di averlo già letto. Il secondo - che sto leggendo ora - è Wikinomics di Tapscott e Williams. Il terzo ve lo racconto tra qualche giorno.

Comunque: in Wikinomics c'è la storia molto carina dell'IBM che "bussa alla porta" della comunità di sviluppatori di Linux. A un certo punto Dan Frye, il direttore del Linux Development Group, si rende conto che la rete interna di Big Blue è un problema per i suoi prgrammatori che partecipano al programma. Ragione: la comunità di sviluppatori comunica molto, in modo veloce e informale. Mentre lavora, il programmatore tiene spesso aperto Skype o MSN e chatta con altri che si interessano allo stesso problema. Domande, risposte, righe di codice vengono scambiate in modo molto rapido. I dipendenti IBM, però, accedono a internet dalla rete aziendale, sulla quale le parole si pesano, e le risposte sono molto più lente. E Frye cosa fa? Stacca il suo gruppo dalla rete di IBM, gli compra un accesso internet commerciale e lo incoraggia a chattare quanto gli pare, se questo serve a comunicare meglio con la community.

Il modo di comunicare nella pubblica amministrazione italiana, anche nei suoi pezzi più preparati, come il DPS, è veramente ingessato. Tu scrivi una cosa e tutti, invece di cliccare su "aggiungi un commento" ti mandano email: "io eliminerei il riferimento a questo", "per quell'altro dobbiamo fare un passaggio politico"... in astratto capiscono benissimo i benefici della trasparenza e della multisoggettività, ma in concreto vedere scritto "io penso che qui bisogna fare questo" su un blog gli fa un certo effetto, anche se il post ha un autore e non rappresenta la linea ufficiale dell'istituzione.

Ma qui io tengo duro. Nelle cose di cui mi occupo creare coinvolgimento sul territorio è tutto. A cosa serve un bel documento che non diventa pubblico, e che non si può commentare e contraddire?

mercoledì 19 settembre 2007

Il blog come strumento di project management

Il progetto Visioni Urbane ha da qualche giorno un proprio blog, che mi sembra partito bene. molto vivace! E' da un po' che penso al blog come a uno strumento molto utile per il project management e le attività di valutazione e monitoraggio. La ragione è che i blog contengono informazioni che sono situate nel tempo (i post hanno una data), intersoggettive (i post hanno un autore, e in genere usano un linguaggio semplice e diretto, in cui la soggettività di chi scrive non è troppo mediata dalla necessità di essere "fedeli a una linea" aziendale o istituzionale), e interattive (si può cliccare su "aggiungi un commento" e dire la propria).
Leggendo i post di un blog di progetto (in cui, immagino, ci saranno più bloggers principali), si può quindi ricostruire l'evoluzione del progetto - sia nel senso delle cose fatte che delle trasformazioni nel modo in cui i suoi protagonisti pensano al progetto, a se stessi, e agli altri attori importanti. Si può quindi ricostruire, del progetto, non solo "la storia", ma anche "le storie" che ciascuno di noi racconta sul progetto: e le nostre storie, cambiando, influenzano l'andamento di ciò che facciamo. Questo metodo è stato teorizzato da Giovanni Francesco Lanzara in un libro molto bello, che purtroppo non si trova più, Capacità negativa: e, nel mio piccolo, utilizzato anche da me in uno studio sul progetto Booster a Pescara.

domenica 16 settembre 2007

Booster, "meglio di Un Posto al Sole"

Mi trattengo per ora dallo scrivere su questo blog il mio punto di vista completo sulla situazione attuale di Booster perchè mi ci vorrebbe un paio di giorni per farlo e... per altre ragioni. La storia di Booster sta però assumendo tutti gli aspetti di una telenovela infinta (la battuta che lo paragona a Un Posto al Sole è di Elisa), con continui colpi di scena, che da un certo punto di vista è interessante analizzare, ma il fatto di esserci contemporaneamente "dentro" rende la cosa molto stressante e snervante, oltre che rischiosa dal punto di vista finanziario e non solo.

Mi limiterò ad elencare alcuni degli aspetti che mi sembrano più interessanti:
1) esiste una Grande Famiglia degli Enti di Formazione (e dei soggetti ad essi collegati) che ha acquisito competenze di processo elevate sulla gestione dei fondi comunitari. Questa Grande Famiglia si muove in modo compatto nella aquisizione e gestione delle risorse comunitarie: o sei loro alleato, di tutti, o no;
2) se, come è, i controlli della Regione sono solo formali, chi ha competenze procedurali (come scrivere carta in modo che passi i controlli formali della Regione) ha molto più potere (capacità di bloccare e indirizzare le azioni e le decisioni) all'interno della PS rispetto a chi nel processo mette i contenuti e le azioni "vere". Allo stesso modo grande enfasi nella discussione delle azioni da realizzare viene data alla loro "presentazione formale/rendicontabilità" (secondo le prassi consolidate) e molto poca alle azioni in se e agli obiettivi e risultati delle stesse (da notare che si sta parlando di progetti che dovrebbero essere innovativi e di sviluppo, quindi in qualche modo di rottura rispetto al passato);
3) il progetto è sempre strettamente legato al contesto, e il contesto in questo caso è fatto di ritardi cronici e strutturali (qualsiasi cosa è gestita in emergenza all'ultimo minuto e oltre), di inefficienze delle strutture pubbliche e para-pubbliche (per non dire di peggio), etc. E' importante conoscerlo, capirlo, e in una qualche misura accettarlo, senza però rassegnarsi.
4) Esiste infatti una difficoltà di relazione e comprensione fra i soggetti del territorio, nel nostro caso spesso del Mezzogiorno d'Italia, e chi viene "dal Nord" e cerca di portare un modo diverso di lavorare e vedere le cose. Spesso si viene guardati con diffidenza e in caso di conflitti liquidati con un "non potete capire... qui non funziona così...". La strada per il cambiamento è quindi molto difficile (ma non impossibile, citando Seravalli) e impervia.
5) E come sempre nelle relazioni umane, i rapporti fra due o più soggetti sono fragili: lungo e faticoso è il tempo che serve per costruirli, molto breve quello necessario per infrangerli. Dopodichè è molto difficile ricomporli. E i progetti vivono di relazioni umane.
6) Concordo su quanto mi dicevi ieri: la perdita di fiducia dell'associazione Pescara Duepuntozero (associazione di imprese e soggetti che si occupano di creatività a Pescara, nata su proposta e iniziativa di Booster) e dei soggetti che la compngono verso il progetto e le istituzioni in generale, a causa dei problemi dello stesso e del comportamento di chi lo gestisce, è una perdita per il territorio e per tutti. Sarebbe un vero peccato se il loro contributo allo sviluppo, in termine di energie e competenze, andasse disperso.
7) E concordo quindi anche sulla grande soddisfazione nel sentire i rappresentanti dell'associazione Pe2.0 dire: "ok, sentiamo quello che ci viene proposto ora da questi enti di formazione - che mai abbiamo incontrato prima - ma devono venire loro alla nostra assemblea, e farci proposte per noi interessanti. Se non vengono allora vuol dire che a loro non interessa e quindi neanche a noi, non abbiamo bisogno dei loro soldi, per noi il lato più importante del progetto è stato farci conoscere e far nascere l'associazione e le collaborazioni fra i suoi componenti."



per ora mi fermo qui, a breve altre riflessioni...

sabato 15 settembre 2007

Booster: problemi sul project work

Marco sta tornando da Pescara, dove ha partecipato alla prima riunione del partenariato di Booster dopo le vacanze. Purtroppo ci sono problemi - grossi - sul project work. A maggio, dopo dieci incontri con la rete territoriale, noi di The Hub avevamo preparato un'ipotesi molto impegnativa, che prevedeva una "centrale gestionale" unica per tutto in partenariato, ma ci è stata scartata: troppo complesso per i partners delegare la gestione comune dei fondi. Allora abbiamo deciso che ciascuno dei partners avrebbe agito in autonomia. A questo punto noi abbiamo presentato un progettino di una piccola parte da fare in autonomia (uno spettacolo preparato in tre giorni di full immersione dagli allievi guidati da un docente del corso), ma a quanto pare il coordinatore si rifiuta di lasciarcelo fare. Adesso vogliono "andare avanti tutti insieme".

Non capisco bene il perché. Secondo Marco si sono resi conto che non hanno né le competenze né le relazioni per mettere in piedi un project work musicale (tra l'altro il budget è piuttosto grosso, più di 100 Keuro), e hanno paura che noi "facciamo il nostro pezzo e li lasciamo soli". Paura del tutto infondata, è ovvio: noi parteciperemo agli incontri ecc. Però adesso avranno problemi, perché avevano una progettazione fatta in primavera, l'hanno scartata ma poi non ne hanno fatta un'altra. E adesso siamo agli ultimi mesi di progetto... sarà dura. Intanto la nostra attività, che era prevista per la prima settimana di ottobre, deve slittare: altro lavoro buttato. Marco, forse è utile postare il tuo punto di vista su questa cosa.

In tutto questo c'è anche una grossa soddisfazione: l'associazione Pescara 2.0 si è ormai consolidata, e sembra completamente autonoma da Booster e dal suo project work. Naturalmente le indecisioni del progetto negli ultimi mesi non hanno aiutato il decollo dell'associazione, ma non l'hanno nemmeno fermato. Sono stati proprio bravi, e meriterebbero più rispetto di quello che il partenariato gli va dimostrando.

lunedì 10 settembre 2007

Visioni urbane, segni vitali

Stavolta niente moto - scrivo dal Meridiana Milano-Napoli delle 20.45 – ma sto tornando in Basilicata per il terzo viaggio di Visioni urbane. Dopo il letargo estivo il progetto mi sembra acquisire tono, il viaggio della settimana scorsa è stato molto utile in questo senso. I risultati più importanti mi sembrano due, anzi due e mezzo.

In primo luogo adesso ho un gruppo. Dal “lato Ministero” Alfredo si sta veramente impegnando nel progetto, e uno con la sua esperienza di progetti del DPS e la sua capacità di governare informazioni complesse può veramente fare la differenza. Lo conosco ancora poco, ma mi pare che sia forte dove io sono più debole, per cui mi dà molta sicurezza. In più abbiamo reclutato le tre ragazze che lavoreranno sul campo: naturalmente è ancora tutto da verificare che riusciremo a lavorare bene insieme con così poco tempo per affiatarci, ma i presupposti ci sono. Già da martedì è partito un fitto scambio di email, e ieri abbiamo fatto un po' di lavoro sul blog di progetto (a giorni online) con Clara, che mi è piaciuto molto dal punto di vista del metodo. Abbiamo aperto una finestra di chat su Skype che usavamo per accordarci sulle cose da fare (“tu scrivi una tua presentazione, intanto io aggiungo una pagina di valori e obiettivi”), e contemporaneamente eravamo entrambi loggati su Wordpress e stavamo lavorando su pagine diverse dello stesso blog. A volte mi stupisco della naturalezza con cui mi ritrovo a fare questa roba, a 41 anni (Clara ne ha 25 e HTML l'ha studiato a scuola, immagino).

In secondo luogo stiamo acquisendo visibilità in Regione. Lo scambio di mercoledì con Valerio – che era d'accordo con me che occorre “vendere” il progetto alla struttura regionale – sembra avere convinto Rossella a un'azione esplicita di coinvolgimento di alcuni dirigenti regionali in VU. Domani mattina, infatti, ho a Potenza forse l'incontro più importante di questa tornata: vedrò i referenti di line “lato Regione” del progetto. Aggiungo che il lato Regione è quello che conta davvero: il Ministero fa un'azione di accompagnamento, ma la Regione ha la titolarità della policy sulla creatività in Basilicata.

In terzo luogo, grazie all'azione di interfaccia di Alfredo, ci sono segni che VU possa trovare sinergie con gli altri progetti “creativi” del DPS in Basilicata. Un segno piuttosto forte è che venerdì mi abbia chiamato Andrea Topo, che lavora la progetto ArtePollino, per chiedermi di partecipare agli incontri di questi giorni. Spero che insieme possiamo cercare modi per calibrare VU e ArtePollino l'uno rispetto all'altro, così da avere il massimo impatto.

giovedì 6 settembre 2007

Da Potenza verso casa

Sono a casa! Il contachilometri parziale della BMW segna oltre 2100 km percorsi, e ho un bel po' di cose da rimuginare. Ieri non ho postato niente perché ero stanchissimo, ho guidato fino alle 21.30 con un tempo abbastanza infame (pioggia, raffiche di vento, lampi...) e un traffico che, a nord di Pescara, diventa davvero sgradevole. Comunque...
Alfredo e io abbiamo trascorso la mattina di ieri nell'ufficio di Rossella alla Regione Basilicata. Ho conosciuto un suo collega del NUVAL, Valerio Giambersio, che lavora con Lorenzo Canova e il gruppo di Sensi Contemporanei al progetto ArtePollino. Mi sembra un uomo concreto e attivo, spero che metterà un po' di energie anche in Visioni Urbane. Influenzato dalle critiche di Giuseppe di martedì ("il progetto non è protetto, ci sono troppe variabili che non state controllando") e da una telefonata affettuosa e saggia di Anna Natali di ieri mattina ("la verità è che abbiamo bisogno delle istituzioni, e che nelle istituzioni si parli delle cose che facciamo") ho proposto a Rossella e Valerio di investire un po' di tempo mio per raccontare VU a qualche altro pezzo di struttura regionale.

Salutati Rossella e Alfredo (diretto al Pollino), sono partito da Potenza verso le 15. Il tempo era variabilissimo, con vento forte, aria limpida, scrosci di pioggia, squarci di sole, nuvole nere e arcobaleni, per cui mi sono molto divertito fino circa a Pescara (che emozione entrare in Abruzzo e sentire improvvisamente l'odore della vendemmia che penetra nel casco!). Poi il sole è tramontato, le nuvole si sono infittite, ha cominciato a piovere e ho sofferto un po'. Mi sono fermato a dormire a Castelfidardo, appena a sud di Ancona, dove ne ho approfittato per visitare i miei amici della Pigini, un'impresa che fabbrica fisarmoniche. Con Francesca Pigini abbiamo parlato di musica e sviluppo locale, e mi ha chiesto aiuto per immaginare un'azione di promozione della cultura della fisarmonica "appoggiata" sul distretto di Castelfidardo. Pigini - come le altre imprese del distretto - esporta in tutto il mondo, ha una rete di relazioni pazzesca e potrebbe davvero essere una risorsa per lo sviluppo. Chissà, magari anche nel Mezzogiorno si potrebbero coinvolgere in qualche progetto!

Nel frattempo ho finito Cristo si è fermato a Eboli. E' un libro stranissimo, folgorante. Descrive una Basilicata contadina diversissima da quella attuale, eppure contiene alcune
intuizioni che sembrano illuminare il Mezzogiorno di oggi. Per esempio quando parla dell'antistatalismo dei contadini meridionali; o quando individua il loro vero nemico nella piccola borghesia dei paesi (il medico, l'avvocato, il maestro di scuola, l'arciprete...): "E' una classe degenerata, fisicamente e moralmente: incapace di adempiere la sua funzione, e che solo vive di piccole rapine e della tradizione imbastardita di un diritto feudale. Finché questa classe non sarà soppressa e sostituita non si potrà pensare di risolvere il problema meridionale."

mercoledì 5 settembre 2007

Visioni urbane: il gruppo cresce

Dopo due giorni trascorsi in Basilicata (in questo momento sono a Potenza) trovo finalmente il tempo per postare qualche impressione sul lavoro di ieri e di oggi.
Il risultato più importante di ieri è l'allargamento del gruppo di lavoro, che metterà Visioni urbane in condizioni di fare di più e di meglio. E in effetti ci siamo presi una responsabilità importante in più: quella di organizzare - per ottobre - una mezza giornata di lavoro con un bel pezzo della scena creativa lucana, e di uscirne con una direzione di lavoro efficace e condivisa da noi di VU, dalla Regione e dalla scena stessa sul "che fare" per la creatività in Basilicata. Lanceremo anche un sito che conterrà un blog di progetto, le informazioni che stiamo raccogliendo sui protagonisti della scena lucana, e le idee forti che vengono avanti: per esempio "è molto sentita la necessità di programmare gli eventi culturali a lungo termine: dunque, i fondi per la cultura vanno erogati a due-tre anni alla volta, altrimenti non servono a niente", oppure "abbiamo bisogno di allargare il mercato, cercando utenti fuori regione".
Per fare tutte queste cose abbiamo imbarcato sul fragile naviglio di VU tre persone nuove, tutte donne e tutte materane (ma è una coincidenza, io ho scritto a tutti per avere gente che si proponesse!).
Gabriella Lanzillotta ha una formazione sulla comunicazione e sul marketing, e questo fa nella vita. E' presidente di un'associazione che si chiama Liberalia e realizza, tra le altre cose, un premio letterario. Conosce un sacco di gente in Basilicata. Si occuperà di comunicazione e di intervistare altri soggetti creativi che noi non abbiamo ancora incontrato.
Carmela Stella è un'etnomusicologa. Ha molta esperienza di ricerca: si occuperà essenzialmente di interviste ai soggetti creativi.
Clara Longo si interessa di marketing e di internet; ha molta dimestichezza con la tecnologia e gestisce un blog. Si occuperà del sito del progetto. Stamattina abbiamo registrato il dominio e comprato l'hosting, e da oggi stiamo producendo i contenuti.
Oggi Alfredo e io ci siamo spostati a Potenza, dove abbiamo incontrato la giovane giornalista Rai Antonella Pallante e l'esperto di innovazione e blogger Giuseppe Granieri. Entrambi molto utili: Giuseppe, in particolare, ci ha "fatti neri" sostenendo che VU "lascia troppe variabili incontrollate". Siamo finiti a parlare di Robert Pirsig (intelletto classico contro intelletto romantico) e Clay Shirky (regole implicite/regole esplicite). Certamente ci ha dato da pensare! Tra l'altro anche lui va in moto. Guzzi.

domenica 2 settembre 2007

Dal Vulture a Matera


Oggi niente autostrada: statale Adriatica fino a Foggia, poi una svolta in direzione sud sulla statale 655, abbandonando la zona del Gargano e dirigendo la BMW verso il monte Vulture, e - finalmente – la Basilicata. Dopo l'affollamento delle regioni adriatiche del nord e del centro la zona del Vulture sembra ancora più spopolata: i paesi sono pochi e molto distanziati tra loro. Mi sono fermato a Melfi, appena a sud del confine regionale, sede del famoso investimento “prato verde” della Fiat. Mi aspettavo una tetra company town raccolta intorno allo stabilimento: sono rimasto sorpreso due volte. La prima perché l'insediamento Fiat/SATA, che è stato costruito abbastanza lontano dal paese; la seconda perché Melfi è bellissima, cinta di mura, con un parco molto ben curato appena fuori dalle mura stesse, un castello normanno ben tenuto e ben segnalato, un palasport nuovo di zecca, un teatro fresco di restauro, una stagione estiva di eventi et cetera. Capisco che la faccenda Fiat abbia consenso qui!
Dopo Melfi ho proseguito verso sud, attraverso le montagne del Vulture; mi sono lasciato Potenza sulla destra (ci tornerò martedì) e ho preso la statale 407, che corre sul fondo della valle del fiume Basento e collega Potenza con Matera. E' una strada nuova, a scorrimento veloce, non c'era nessuno e non attraversa nessun paese. Ho provato a lasciarla per prendere la vecchia via Appia, che evidentemente era la via di comunicazione tra Potenza e Matera (anzi, fra Napoli e Taranto, con Potenza e Matera in mezzo) prima che costruissero la Basentana: niente, ha molte più curve ma anche lì i paesi sono pochi e molto distanziati tra loro. Evidentemente qui la strada consolare non ha funzionato come la via Emilia, che ha generato un forte sviluppo su una striscia di territorio. Qui le strade servono ad andare da un paese all'altro, non sono un posto dove si vive, come da noi.
C'è pochissima gente: la Basilicata ha 600.000 abitanti in tutto, e qui sei capace di guidare cinque minuti di fila sulla strada che va da Potenza a Matera senza vedere una casa o incontrare un altro veicolo. Sono paesaggi bellissimi, a cui lo spopolamento aggiunge senso di mistero. E alla fine... Matera, bellissima, inimitabile.
Arrivando da sud, ho avuto l'impressione che Matera fosse fisicamente affacciata sulla Puglia. Non solo è parecchio più vicina a Bari e a Taranto che a Potenza, ma a est non ci sono montagne o valli profonde a separarla dalla Puglia. Anzi, ci sono diverse cittadine pugliesi vicinissime; Altamura, Gioia del Colle, Gravina, Santeramo...
Alfredo Scalzo è arrivato poco prima di me, ci siamo incontrati in albergo per andare a cena: a fine serata, una gradita sorpresa è stata la serata finale di Gezziamoci, il festival organizzato da vent'anni dall'Onyx Jazz Club (Alfredo, Rossella Tarantino e io avevamo intervistato il presidente dell'Onyx, Gigi Esposito, durante la visita precedente). Il festival sembra andare molto bene, anche grazie all'escamotage di abbinare i concerti a degustazioni di prodotti forniti dagli sponsor.

sabato 1 settembre 2007

Lo sviluppo locale e l'arte della manutenzione della motocicletta

Sono di nuovo in viaggio verso la Basilicata per occuparmi del progetto Visioni Urbane, di cui ho già parlato su questo blog. Questa mattina sono sceso in cortile, ho caricato le valigie, ho messo gli stivali rigidi, il giubbotto con le piastre paracolpi e il casco, sono salito in moto e sono partito alla volta di Matera.
Ho deciso di andarci in motocicletta perché sento il bisogno di immergermi meglio nello spirito dei luoghi (e anche di impararmi meglio la geografia lucana) . Come spiega molto bene Robert Pirsig nelle prime pagine di Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, se viaggi in auto, in treno o in aereo il paesaggio è "cattiva televisione", ma se viaggi in moto ci sei dentro. La moto dà tridimensionalità ai luoghi che attraversa esponendoti ai cambi di temperatura, alla pioggia, agli odori improvvisi (per non parlare della consapevolezza della continua possibilità di un impatto violento tra il corpo del motociclista e il luogo stesso), e fa in modo che il motociclista li percepisca con più vivezza, con tutti i sensi. Inoltre, chi guida una moto è isolato dagli stimoli esterni. Non può ascoltare musica, telefonare o chiacchierare con gli altri passeggeri (che poi spesso non ci sono).
Questa situazione provoca in me sensazioni molto belle, che sono poi il motivo per cui da 15 anni viaggio in moto. Il primo stadio è quello dello sguardo: sembra di vedere più cose, di apprezzarle meglio, di conservarne ricordi più vividi. Qualche anno fa attraversavo la zona delle risaie del novarese, incantato dal cielo che si specchiava nel "mare a quadretti" delle risaie, come se le vedessi per la prima volta: e invece ci ero passato decine di volte, andando a fare concerti con i Modena City Ramblers. La moto è una macchina per guardare.
Il secondo stadio è quello del pensiero. Se non c'è traffico e vai piano, una parte di te continua a sorvegliare la strada, ma un'altra comincia a percorrere sentieri di pensiero strani e promettenti. C'è tutto il tempo... spesso mi vengono idee per nuove canzoni, o integrazioni a saggi che sto scrivendo. La moto è una macchina per pensare.
Il terzo stadio, che si raggiunge solo in presenza di strade "perfette", poco trafficate e con il giusto ritmo di curve e salite, è una specie di nirvana, in cui tutto questo rientra nello sfondo e ci si concentra sul presente: questa curva, questa chiesetta che sto passando, questo panorama che si apre all'improvviso quando si raggiunge la cima di questa salita. La moto è una macchina per il satori, o almeno per viaggiare in armonia con i posti che attraversa.
Oggi autostrada, quindi niente satori (anche se l'adriatica non è così male una volta passata Rimini): ho raggiunto Pescara (600 km abbondanti da Milano) per fare una tappa di avvicinamento, e qui mi sono fermato per la notte. Noto con piacere che negli ultimi due mesi ha aperto una nuova libreria che sta aperta fino a mezzanotte: ho comprato una cartina 1:200.000 della Basilicata (l'unico caso in cui non mi va di usare Google Maps o Mapquest) e una copia di Cristo si è fermato a Eboli. Domani vedremo se la mia BMW può essere, in modo del tutto imprevisto dal progettista, uno strumento per occuparsi di sviluppo locale.