"Il sottosviluppo è la regola, lo sviluppo l'eccezione." Nel sottosviluppo la "storia" di ognuno è: la colpa è degli altri
"Nel Meridione il sottosviluppo è la regola, lo sviluppo l'eccezione, questo è il messaggio sotteso di consapevolezza della nostra scuoletta estiva di quest'anno" ha ripetuto più volte Mimmo Cersosimo nei giorni della nostra presenza in Calabria.
Ora il progetto Booster si è scontrato contro il muro di gomma del sottosviluppo: inefficienza, ritardi cronici che fanno saltare la programmazione, inaffidabilità, gambadilegno...
Nulla di nuovo insomma.
Dal punto di vista delle dinamiche dello sviluppo forse la cosa più interessante è che negli entusiasmanti 9 mesi (settembre 2006 - maggio 2007) "di sviluppo" di Booster si era venuta a formare (citando Seravalli) una nuova storia comune di soggetti eterogenei che condividevano (in modo più o meno forte) uno stesso "discorso" sul cambiamento.
Ora che invece tutto sembra essersi impantanato nelle paludi del sottosviluppo, quella storia comune sembra essere smarrita, e ogni singolo soggetto di quella storia sta cercando di affermare ripetendo come un mantra la sua storia, che si potrebbe facilmente riassumere nella frase: "la colpa di questa situazione è degli altri".
Sembra quasi che ammettere le proprie responsabilità significhi "far passare" la storia degli altri, la mia opinione è invece che questo sarebbe il primo necessario passo da fare (tutti assieme, ognuno le proprie) per ricostruire una comune volontà e storia per il cambiamento (perchè come si è detto questo è frutto di una volontà condivisa da più soggetti, non il risultato possibile dell'azione di un solo soggetto isolato).
Del resto è molto evidente come questa pratica non ha fatto altro finora che separare i soggetti un tempo uniti (in modo anche debole e fragile, ma uniti), facendoli impegnare più a raccontare/mistificare la realtà a loro modo, che a darsi da fare per cercare di mettere in atto se non il cambiamento sperato, almeno quello possibile.
1 commento:
Mah, forse il processo che descrivi ha il senso di spaccare un'alleanza non più funzionale per ricostituirne una nuova, magari meno estesa ma più coesa. Dire che "la colpa è di X" contiene anche un messaggio di speranza, e cioé "escludendo X si possono fare buone cose". Questo fornisce un'indicazione operativa per andare avanti. Se "la colpa è di tutti", invece, non si sa bene dove mettere le mani!
In un contesto di interazione ripetuta, poi, l'ostracismo di X è un elemento di efficienza del sistema, perché si capisce che X è un buono a nulla e lo si taglia fuori a priori dalle interazioni successive. Insomma, occhio al buonismo. Le responsabilità poi esistono.
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