domenica 2 dicembre 2007

le macerie di Booster

Appena terminata quella che per me è stata, almeno dal punto di vista emotivo, la peggiore settimana del progetto Boster dal suo inizio. Quella dove siamo ritornati, dopo 6 mesi di stallo, a cercare di realizzare (una piccola) attività in collegamento con la rete territoriale. Confrontandoci con la città ci siamo scontrati "fisicamente" con ciò che di Booster è rimasto: solo macerie.

Impressionante e devastante il confronto fra rapporti personali e di lavoro nel realizzare attività fino alla primavera ed ora. Ogni fiducia, entusiasmo o interesse verso il progetto dispersi. Nonostante tutti gli sforzi è risultato evidente come "non si possa lavorare con una persona, se lei non ha intenzione o voglia di lavorare per te", se non ti sei guadagnato il suo rispetto (e forse anche, per questo tipo di progetti, se non c'è un obiettivo "alto" comune), non puoi obbligarla, non puoi pagare il suo impegno in denaro: i professionisti coinvolti hanno lavorato molto di più per il progetto gratis in primavera che ora retribuiti.

... e per ora preferisco fermarmi qui, perchè anch'io credo, come Alberto, di non essere obiettivo e sereno in questo momento. Meglio lasciar passare qualche mese...


... immerso in questi pensieri, passeggiavo lungo la spiaggia di questa città per me così importante, la sera prima del concerto, ripensando a quest'anno passato, alle persone incontrate, alle lezioni apprese, anche queste ultime, le più amare... sono arrivato al porto, poi alzando lo sguardo mi è venuta quest'idea strana e malinconica, di quelle che si dovrebbe trovare la forza di non seguire, ma io non ci riesco mai, e allora ho deciso di andarci, all'ex-Cofa (ex mercato coperto di Pescara), per vedere com'è fatto dentro, il luogo che avrebbe dovuto ospitare il nostro festival, e che probabilmente fra poco sarà demolito. Bellissimo. In un angolo, un carrettino con una palma, lasciata lì, dopo qualche festa. Umberto mi ha regalato un braccialetto, fatto da lui, con annodato un seme di palma di Pescara... Faccio qualche foto, poi riscavalco il cancello e torno in albergo.

Il giorno dopo il concerto, Banda Booster. Nessun esponente delle istituzioni presente, e solo i professionisti della rete retribuiti (neanche tutti). Unica presenza convinta e confortante quella di Giulio Berghella, presidente di Pescaraduepuntozero ("il solo obiettivo veramente raggiunto dal progetto", dirà uno dei partners presenti). Le uniche energie positive venivano dal palco e dai ragazzi dell'Accademia dell'Aquila, che pur non conoscendoci erano molto interessati e cercavano di incoraggiarci... sì è anche parlato di possibili futuri, vedremo, cosa nascerà dalle macerie di Booster...



Dalla musica buone vibrazioni e qualche risposta, come sempre


Quietami i pensieri e le mani e in questa veglia pacificami il cuore.

Così vanno le cose, così devono andare.

Così vanno le cose, così devono andare.




(Clicca qui - più volte, se non funziona subito - per la musica di sottofondo a questo post)

5 commenti:

Alberto ha detto...

Splendido post, direi il tuo migliore finora. Forse hai ragione, forse il linguaggio del blog dovrebbe essere più emotivo. Dal palco continuano a venire energie positive, hai visto i messaggi degli allievi contenti in mailing list? Però complessivamente -pur nelle diverse sfumature - io condivido il tuo giudizio. Ma anche nei momenti neri io tiro avanti, sono fatto così.

Chi c'è c'è
E chi non c'è non c'è

Anonimo ha detto...

Sì, bellissimo post.
Pensandoti tornare in albergo dopo la malinconica visita all'ex macello mi è venuta in mente una frase di Smog:
I never really realized
death is what is meant
to make it on my own
Il pezzo però continua come Marco:
bury me in wood and I will splinter
bury me in stone and I will quake
bury me in water and I will geiser
bury me in fire and I'm gonna phoenix

Andiamo a Phoenix?!

Anonimo ha detto...

il pezzo, volevo dire, continua come Alberto

Marco ha detto...

:) grazie...

Alberto ha detto...

E' anche un fatto di età, Marco, noi siamo vecchi guerrieri, scartolati ma ancora in piedi. E i conti si fanno alla fine.